All’interno dell’arco, sotto l’orologio comunale, c’è l’ingresso all’antica chiesa di Santa Barbara, la chiesa affonda le origini nel 1400 quando era un “Oratorio in onore della Beata Barbara” come riporta la scritta “Oratorium in honorem B. BABARA in medio oppidi” (traduzione: L’Oratorio in onore di B. Barbara nel centro del paese) apposta dal Ridolfi, vescovo di Senigallia, nel 1595.
L’oratorio venne costruito all’interno della propria abitazione da Silvestro di Giovanni, soprannominato Tartaglia, per lo scampato pericolo durante l’assedio portato da Sigismondo Pandolfo Malatesta nel 1461; fu poi donato a Comune e da quel momento la santa titolare del piccolo luogo di culto, in quanto protettrice dai pericoli dell’artiglieria, affiancò san Bartolomeo nella protezione spirituale di Barbara, sino poi a soppiantarlo e a diventare l’unica patrona del centro collinare.
La trasformazione in chiesa avvenne nel 1694, come dimostra la data incisa sulla pietra dell’acquasantiera presente a destra dell’ingresso e tale lavoro fu fatto per desiderio del cardinale Carlo Barberini, abate commendatario dell’Abbazia di Sitria (Fonte Avellana) cui era sotto posta Barbara.
Mentre il nome del paese, come già detto, ha origini longobarde (barbariche) la devozione per la Santa ha origini forse per associazione al nome del paese, anche se la leggenda vuole che durante l’assedio del XV secolo per opera di Carlo Malatesta, signore di Pesaro, un manipolo di cavalieri armati in difesa del paese, poterono sottrarsi ad un agguato del nemico, in quanto ebbero l’apparizione di una avvenente fanciulla di nome Barbara, che li salvò facendoli deviare dal percorso che stavano facendo dietro il campo nemico.
La chiesa rimase chiusa per moltissimo tempo e venne riaperta solo nel 1963 per opera dell’amministrazione comunale dell’epoca e di un gruppo di cittadini molto devoti alla Santa che si adoperarono per il restauro della chiesa e per la rifondazione della relativa Confraternita che tutt’ora organizza la festa in onore della Santa che cade il 4 dicembre. Festa unica dove il sacro e il profano si mescolano in un tutt’uno , tra “spari” e “botti” , processione e venerazione della santa.
È protettrice di pompieri, artificieri, vigili del fuoco, minatori, architetti, ingegneri ambientali, muratori, campanari, ombrellai e marinai perché , secondo la tradizione, il padre Dioscoro la rinchiuse in una torre, in quanto non accettava il fatto che la figlia Barbara si consacrasse al cristianesimo e quindi nel 306 d.C. , in cima alla torre delle carceri le tagliò la testa e subito dopo una saetta incenerì il padre.
E’ per questo che la Santa è sempre accompagnata dalle immagini di una “Torre” dove fu imprigionata, una “Palma” simbolo del martirio e una “Spada” con cui fu decapitata. Sicuramente è una delle Sante più venerate nel mondo, tanto che per esempio la si trova in una chiesa dell’ Avana (Cuba) dove in realtà per non incorrere nella persecuzione degli spagnoli, gli indigeni cubani adoravano il corrispondente loro dio del tuono Changò.